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L’invenzione tutta italiana (o quasi) del metodo Charmat

Charmat

Secondo te cos’hanno in comune queste 4 invenzioni?

Il telefono☎️

Il caffè espresso☕

Il velcro👟

Il microchip💻

Forse lo puoi già immaginare, ma lascia che te lo sveli:



Tutte e 4 queste invenzioni rivoluzionarie sono state inventate da italiani.
Però, purtroppo, sono state brevettate da stranieri

Lo sappiamo tutti no?

L’Italia è un paese di creativi, di persone che per affrontare le proprie difficoltà si rivolgono alla propria fantasia partorendo idee geniali!🧞‍♂️

Eppure, forse per leggerezza, forse mancanza di denaro, spesso queste invenzioni sono finite nelle mani di altri inventori che le hanno migliorate e brevettate.

 

Anche il settore vitivinicolo non è immune a questo tipo di fenomeno.🍷

 

Nello specifico nella mail di oggi parleremo di un metodo che ha letteralmente rivoluzionato il mondo degli spumanti e che ha dato alla luce, tra gli altri, ad uno dei vini italiani più conosciuti al mondo: il Prosecco 🍾

 

Sto parlando del Metodo Charmat, o meglio, il Metodo Martinotti.

 

La nostra storia inizia nel 1895 e con un grande protagonista: Federico Martinotti


Siamo nel pieno della rivoluzione industriale italiana e Federico Martinotti, brillante enologo, è il Dirigente dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti.👨‍🏫

Federico, come molti amanti del vino, ha una grande passione per gli spumanti.

Vini incredibilmente preziosi che al tempo potevano essere realizzati con un unico metodo: il Metodo Champenoise (o Metodo Classico)

Il Metodo Classico al tempo, però, ha tre grandi problemi:😦

  1. Costa un sacco di soldi💸
  2. Non è replicabile a livello industriale🏭
  3. Ci vuole molto tempo per produrlo

Se conosci già il Metodo Champenoise sai quanto sia difficile produrre un vino con questa modalità…

P.s. Abbiamo parlato in modo approfondito di questo metodo di spumantizzazione qualche in un altro articolo, se vuoi leggerlo clicca qui

Ogni procedimento di questo metodo avviene all’interno della bottiglia 🍾

Si tratta di procedimenti piuttosto complessi che al tempo una macchina non poteva replicare in alcun modo e che richiedevano spesso e volentieri anni di lavoro per produrre una singola bottiglia.

Inoltre si tratta di un metodo che impatta parecchio sul corredo aromatico e gustativo del vino.

Hai mai sentito un sommelier descrivere uno spumante e definirlo con sentori come per esempio la “crosta di pane”?🥖
Ecco, quel sentore è proprio dovuto dall’affinamento prolungato sui lieviti ed è riconducibile proprio al Metodo Classico.

Questi sentori vanno benissimo per vini realizzati con uve non-aromatiche come per esempio il Pinot Nero oppure lo Chardonnay, ma rende difficile la produzione di vino spumante con varietà aromatiche come per esempio il Moscato, che fa proprio dei suoi sentori aromatici il suo cavallo di battaglia.🌹

Questo banalmente perché chi vuole bere un vino a base di Moscato vuole sentire i profumi stessi dell’uva e non quelli del lievito.😅

E indovina qual è una varietà di uva particolarmente diffusa nell’astigiano?

Esatto! proprio il Moscato, quello bianco per essere precisi.

Coincidenze? Io non credo.😏

Ora però torniamo al protagonista: Federico.

Dunque, Martinotti era determinato a trovare un metodo di spumantizzazione, economico, industrializzabile e poco invasivo.

Così comincia a studiare e a fare supposizioni su come questo metodo dovesse essere svolto….

 

💡Finché non arrivò alla soluzione:

Far rifermentare il vino all’interno di grandi recipienti ad atmosfera controllata chiamati “autoclavi”.

In questo modo era possibile produrre una quantità maggiore di vino spumante in tempi decisamente ridotti e con un impatto gustativo molto più basso rispetto ai vini prodotti con Metodi Champenoise.

In pratica il vino sarebbe stato raccolto in grandi autoclavi nei quali sarebbero stati inseriti lieviti e zuccheri in modo da dare il via alla rifermentazione.

Una vota terminata la fase di rifermentazione il vino con le bolle, tramite l’utilizzo di shock termici e filtrazioni, sarebbe risultato pulito e limpido senza alcun intervento manuale!💯

Il tutto in un tempo stimato tra i 30 e gli 80 giorni, un tempo insignificante se pensiamo che prima ci sarebbe voluto almeno un anno.😱

Beh nel pratico questo è un metodo di gran lunga più semplice di quello Classico e anche più continuativo.

Insomma, Martinotti ha finalmente concepito la sua grande idea, la chiamerà

“Apparecchio e procedimento per la fabbricazione continua dei vini spumanti”

😍Finalmente un metodo scientifico con il quale produrre spumanti in grandi quantità!🍾

Sembra fatta, non è vero?

E invece no.

Infatti, purtroppo, Federico non riuscì mai a dare vita alla sua invenzione.🥺

Probabilmente per mancanza di fondi o per l’iniziale difficoltà per produrre un macchinario di tanta complessità

Ed è qui che compare l’antagonista, o meglio, il co-protagonista della nostra storia:

🧑‍🎨Eugene Charmat🗼

Ormai sono passati 15 anni dall’invenzione di Federico, è quindi il 1910 ed Eugene è un ingegnere francese che si occupa di realizzare complessi macchinari nel campo enologico.🍷

Imbattutosi nel progetto di Martinotti, Charmat inizia a mettere mano all’idea, modificandola e migliorandola sia da un punto logistico che commerciale e in poco tempo diede finalmente vita al macchinario definitivo.

Charmat aveva reso reale l’idea di Martinotti e non solo, l’aveva anche brevettata.

Ora il progetto era reale e, com’era prevedibile, questo metodo di produzione si diffuse a macchia d’olio.

Prima in Francia, poi in Italia e poi nel resto del mondo.🌍

Oggi il Metodo Martinotti-Charmat viene utilizzato per la produzione del 60% degli spumanti al mondo, ben 2,4 miliardi di bottiglie!🍾

Delle quali ben 1,3 miliardi solo in Italia🍝 (mica per caso è stato concepito qui!)

Per quanto riguarda Martinotti, non sappiamo come l’abbia presa nel vedere la sua idea geniale brevettata da qualcun’ altro, ma sono sicuro che come uomo di cultura abbia sorriso nel vedere la sua visione diventare realtà.😁

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