Secondo te cos’hanno questi 3 personaggi in comune?🤔
1.Stanley Kubrik🎦
2.Marie Curie⚛️
3.Diego Armando Maradona⚽
Sono personaggi totalmente diversi l’uno dall’altro, non trovi?
Sì insomma parliamo di un regista americano, una fisica polacca e un calciatore argentino.
Cosa potrà mai accumunarli?
Ebbene ciò che accumuna questi tre personaggi è un unico, semplice sostantivo: ✨Genio🧞♂️
Pensaci bene, tutte e tre sono personalità che hanno stravolto il loro campo e che hanno segnato un crocevia, segnandolo per sempre di fatto rivoluzionando.
Di fatto hanno tracciato una linea ben precisa tra il prima ed il dopo del proprio settore.
Lascia che ti faccia una domanda: Chi è stato il grande genio rivoluzionario della cucina italiana?
Ovviamente il Maestro Gualtiero Marchesi!🧑🍳
Colui che ha portato la cucina italiana al livello successivo, proiettandola nel futuro e nella dimensione del nouvelle cousine.
Ma se invece ti chiedessi: Chi è il genio che ha rivoluzionato l’intero settore vitivinicolo italiano?
Questa è più difficile… non è vero?
In effetti di questo genio si parla poco… troppo poco.
Anche perché si tratta di un rivoluzionario diverso da quelli citati in precedenza.
Infatti quelli che abbiamo citato prima avevano “le mani in pasta”, hanno quindi partecipato in maniera pratica alle proprie rivoluzioni.
Colui del quale stiamo per parlare, invece, non ha mai prodotto vino, ma lo ha raccontato come nessuno mai.✒️
La cosa più interessante è che non si tratta né di un enologo né di un sommelier, bensì di un filosofo e giornalista.📰
Un uomo che, grazie ai suoi scritti ed alla sua comunicazione verbale, è riuscito a smuovere le coscienze di moltissimi amanti del vino, di fatto aprendo la via ad una nuova concezione del vino italiano.
Sto parlando del leggendario Luigi Veronelli.
Se non conosci questo personaggio, non preoccuparti, nelle prossime righe ti racconterò brevemente la sua vita e soprattutto cos’ha significato per l’evoluzione del vino italiano.
La prima domanda che ci può venire in mente pensando a Veronelli è: Ma come ha fatto? Come ha cambiato per sempre il destino del vino italiano se il vino nemmeno lo produceva?
Per iniziare dobbiamo darci un contesto:
Siamo nell’Italia di fine anni ’50
Siamo nel pieno del tanto citato “boom economico italiano”.
L’economia è florida e i beni di consumo sono sempre più diffusi ed industrializzati, compresi i prodotti alimentari, e quindi anche il vino.🍷
La concezione di vino era molto differente da come la concepiamo oggi ed era di fatto un vero e proprio bene di sostentamento, come il pane e il latte.🥖
Ne vengono consumate grandissime quantità, basti pensare che nel 1951 il consumo di vino pro capite in Italia è di ben 83 litri l’anno! (oggi ne consumiamo appena 36)
Ciò ha portato la viticoltura ad uno stile di produzione prettamente industriale e quindi massivo, un’agricoltura votata alla quantità e non alla qualità.
Questo al giovane Veronelli, appena trentenne, anarchico e fresco di laurea in filosofia, non piace affatto.
In una delle sue primissime pubblicazioni riguardanti il mondo gastronomico scrive:
“Il vino ha origine dalla pianta simbolica, la vite. E’ coltivato, e non fabbricato come le cose inerti. Il vino è il canto della terra verso il cielo.” dal libro “Il vino giusto”, 1957
Già da questa breve e potente frase si può scorgere tutto lo spirito rivoluzionario di questo giornalista, che vedeva nel vino un prodotto agricolo, poetico e vivo in un mondo che riconosceva in esso solo l’ennesimo prodotto di consumo di massa.
È proprio questa visione così profonda che lo porterà ad essere il simbolo dell’Italia del vino, ma non del vino bevanda, ma quello capace di essere espressione del territorio, della storia e dell’anima di chi lo produce.
Oggi con certezza si può dire che questi primi scritti sono stati il battito d’ali di farfalla che negli anni a venire avrebbe causato il ciclone che oggi conosciamo come il “Rinascimento del vino italiano”.
Lo abbiamo detto prima, ma è fondamentale ribadirlo:
In quel periodo storico compreso tra gli anni ’60 ed ’80 il vino in Italia veniva considerato esattamente come un prodotto di industria, quindi prodotto in scala e standardizzato.
Un periodo nel quale le grandi cantine puntavano ad una commercializzazione ampia e al prezzo più basso possibile, anche all’estero.
Ne è un esempio il caso del famoso “lambrusco in lattina” che abbiamo trattato qualche settimana fa. trovi l’articolo qui.
Insomma lo si può definire il periodo di umiliazione della viticoltura.👨🌾
Non c’erano più le diversità agricole, le varietà d’uva, i sistemi di produzione differenti figli di una cultura centenaria.
💵C’erano solo il mercato e l’omologazione.🏭
Non importava più che tipo di vino si producesse, importava solo che fosse vendibile.
In un mondo così Veronelli era una mosca bianca, un uomo solo che andava controcorrente e che stava lentamente smuovendo la coscienza collettiva.
Da questa consapevolezza nasce una delle sue frasi più iconiche:
“Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria”
A noi il Barolo piace eccelso, La Stampa, 25 aprile 1997 (concetto 1956)
Frase che puoi immaginarlo: ha fatto arrabbiare molti.😅
Ad ogni modo Veronelli continua la sua carriera da divulgatore enologico scrivendo libri, articoli, guide, conducendo programmi televisivi per la Rai e fondando addirittura una casa editrice: “Veronelli Editore”
Tra le sue opere più acclamate spunta “I vini d’Italia”
Una guida che analizza più di 10.000 vini di tutta la penisola, descrivendone caratteristiche, storia e territorio; con una valutazione da una a tre stelle.⭐⭐⭐
Questa guida, pubblicata per la prima volta nel 1961, è ancora oggi considerata una delle guide più autorevoli e complete sui vini italiani di sempre.
Il programma Rai “Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini” datato 1980 è una perla, un viaggio nell’Italia contadina nella quale si attraversano vigneti e locande, incontrando contadini che un giorno sarebbero diventati celebri.
P.s.: Il programma è visibile ancora oggi sulla piattaforma di Rai Play, assolutamente da vedere!
Insomma, Veronelli durante la sua vita ha dettato la nuova legge del vino italiano, fatta di qualità di racconto e di poesia.
“I vini bevibili soprattutto con amore sono come le belle donne, differenti, misteriosi e volubili, ed ogni vino come una donna va preso. Comincia sempre col rifiutarsi con garbo o villania, secondo temperamento e si concede solo a chi aspira alla sua anima, oltre che al suo corpo. Apparterrà a colui che la scoprirà con delicatezza.“
Il dono di Dioniso, 1998🌹
Molti sono i produttori odierni che hanno visto nella figura di Veronelli un vero e proprio maestro, mentore e guida spirituale.
È anche grazie a lui che oggi possiamo apprezzare in ognuna delle nostre bellissime regioni, vini prodotti con passione da agricoltori ispirati dal movimento cominciato da questo non-enologo.
Sì perché lui, è vero, il vino non l’ha mai fatto, ma lo ha studiato, lo ha assaggiato e lo ha amato.
Un amore che ha avuto un eco tale da smuovere questo settore dalle fondamenta scrivendo un nuovo capitolo dell’enologia.🍷
Questo ci insegna come le vere rivoluzioni non provengano tanto dall’estro e dalle capacità, ma da una visione solida e benevola raccontata nella maniera migliore.
Veronelli si spegnerà a Bergamo nel 2004, all’età di 78 anni, lasciando con se un’eredità enorme e un Italia del vino che finalmente ha trovato la giusta via.